Abbatatu. -
Contrada fertile e ubertosa
con terre a seminerio, che una volta appartenevano all’Abate del
Monastero di S. Maria de lacu dal quale trae il nome.
All’Anciuli. -
Contrada superiormente e ad est di Dulisa; il nome proviene
dalla Chiesa di Maria SS. degli Angeli, quivi esistente fino al 1790
e della quale è ancora la magnifica ed artistica statura di marmo
(Madonna degli Angeli) di scuola gaginesca nella Chiesa Madre.
Batia. -
Nella zona alta di questa località esisteva un imponente Monastero
dell’Ordine Cistercense, che aveva annessa una bellissima Chiesa,
della quale duravano i ruderi fino al 1630 di squallide, ma
imponenti rovine con traccie di pitture e di marmi. Il Monastero,
fondato all’epoca di Ruggero il Normanno da tal Bernardino, diede il
nome alla contrada.
Bazia. – Si può dire che
sia un quartiere, una continuazione del centro. E’ posta nella
vallata, che separa il Colle Naso da quello S. Giacomo. Il suo nome
deriva dal fatto che, dopo che gli Ebrei lasciarono Naso, le loro
terre (che sono queste, dove sorgeva la sinagoga)
furono donate all’Abazia Cistercense, che sorgeva nella contrada S.
Anna. Questa località, dunque, da allora fu chiamata terra dell’
Abazia, quindi semplicemente Abbazia e poi Bazia, Basè.
Bruculi. –
Amena località panoramicamente
perchè suggestivamente domina con vista meravigliosa la Piana di
Naso, oggi di Capo di Orlando. Il nome è dovuto alle molte piante di
selvatici brucoli, che ivi si trovano, e che vegetano nell’aridità
di quei luoghi secchi e pietrosi.
Cagnanò. – Nome prettamente
derivato dal greco (kagcanoV Kagkanos, arido-seco). In questi siti Si osserva tuttora scarsa
quantità di acqua, e in mezzo a una buona vegetazione e
lussureggiante fertilità si riscontrano zone brulle, aride e
pietrose.
Caria. – Questo nome, anch’esso
derivato dal greco e che riafferma insieme ad altre cose la grande
influenza Greca in Naso, proviene da
kartou
Karion (Noce), e ben si addice, perché ancora vi è qui una buona
produzione di noci.
Cavallaru o Cavaddaru. ‑
Là dove oggi sorgono meravigliosi
giardini di limoni, era prima una pianura malsana, acquitrinosa,
mefitica, in parte piena di buona erba selvatica, ottimo nutrimento
per animali denutriti. Nelle zone mezze asciutte infatti venivano
abbondanti liberi (abbiàti) al pascolo gli animali denutriti.
Altri sostengono invece che la denominazione sia stata data per la
famiglia Cavallaro, che possedeva la località. Ciò è errato, perché
queste terre erano di elusiva proprietà della Contea; tranne che
questi Cavallaro non ne fossero gli affittuari.
Ciumara. ‑
Fertilissima contrada, che si estende sulle rive del fiume di Naso.-
Qui sorse Naxida.
Cuntura. ‑
contrada che apparteneva alla contea (onde il nome) e da questa
ceduta all’ospedale di Palermo, che poi la vendette alla famiglia
Piccolo.
Costa di Vapu. ‑
Ha questa denominazione, perché abitava in tal ripida località,
alla periferia del paese un certo Antonio Vapo, buon suonatore di
violino, che veniva molto richiesto per allietare feste religiose e
famigliari.
Cuaddi. - Corruzione di Quovadis, antica famiglia nasense, di
origine spagnola, che possedeva queste terre.
Culonna. –
Afferma il Piccolo nel suo manoscritto che questa contrada, sita
lungo la fiumata di Naso, fu così detta, perchè ivi fu trovata una
colonna di marmo, che esisteva ancora ai tempi del detto scrittore;
rudere forse della vicina Naxida o di qualche imponente
costruzione.
Crista. - Si
crede erroneamente che il nome derivi dal fatto che sia posta sulla
cima, sulla cresta dei monti, che sono la parte più alta del
territorio di Naso. Ma invece venne così chiamata da una antica
Chiesa, qui esistente, di rito greco e ufficiata da monaci greci,
che era dedicata a Santa Maria la Kristia (Madre di Cristo).
Dù Cummari.
- E’ posta alla confluenza del fiume Tortorici col Fitalia, onde il
nome. E’ una località fertilissima e ricca. Agrumeti con frutta
pregiata, estesi uliveti di gran resa, importanti e pregiati
vigneti, rigogliosi boschi di sugheri, suggestive ville moderne,
vecchie casine, sorgenti su antiche torri, poste a guardia dei
pirati (come quella dell’avvocato Cangemi) coronano questi siti, che
danno tutto l’incanto della natura. Lontano, in alto svettano i
campanili di Mirto, mentre di fronte si delinea e spicca lo scenario
suggestivo e leggendario di Rocca d’Almo.
In queste località doveva sorgere pure qualche antico villaggio,
tributario di Naxida; di fatti, durante lavori agricoli spesso si
scoprono antichissime tombe di pietra con scheletri e fondamenta di
solidissime mura. Si dice per tradizione – ma non si ha alcuna
conferma storica – che qui sorgesse
uno
dei villaggi di Naxida, detto Umi.
Cuddiri. -
Salendo verso il santuario di N. S. della Grazia, ad ovest del
centro abitato, s’incontra un gruppo di case, che porta la suddetta
denominazione. Essa proviene, non come afferma l’Incudine da
piccole colline, ma da “cuddari”, tramontare, per l’ubicazione che
ha, essendo posta ad occidente.
Druino. – È
ubicata al di sotto della Chiesa di S. Cono, in accentuato pendio ed
è coltivata ad ulivi e querce. Il suo nome è decisamente derivato
dal greco druinoV druinos
quercia.
Dulisa. - (Diu
lu sa). E’ la contrada sottostante al Belvedere, sepolta in parte
dal movimento franoso del 25 febbraio 1955. Questa bella vallata si
formò in epoca remota in seguito ad una profonda convulsione
geologica, aumentata da prolungate e ruinose piogge, per cui
si verificò il distacco e lo sprofondamento tra il piano del
Convento e il colle degli Angeli, abbassamento, che poi seguitò
lentamente per parecchio tempo, nè si sapeva dove e quando si
fermasse. Da ciò: Diu lu sa (quando si ferma), corrotto poi in
Dulisa.
Ferru. -
Viene così chiamata per la natura e il colore del terreno, ricco di
materiale ferroso, che dà una tinta nerastra, ferrigna alla terra.
Feudo o Feu. -
Amena e bella contrada, ricca di acque e vegetazione. Da qui
proviene l’acqua che approvvigiona il centro abitato e molte altre
contrade. Si estende e si sviluppa in un’ampia e fertile conca,
risultato – come Dulisa – di un’ immensa depressione geologica.
Prende tale nome, perhè era annessa e connessa direttamente in
proprietà diretta al Feudo, come Feu picciulu (sotto Malò).
Ficheruzza. -
Così chiamata per un piccolo albero di fico, qui esistente, che dava
frutta prelibata, per cui da ogni parte del territorio venivano
richiesti rami da trapiantare.
Gigghià. -
Posta sopra il Feudo; il nome proviene da gigghia (vetta , cima).
Infatti è sita in cima al colle del Feudo.
Giallongu.
- È in vicinanza del paese ed è attraversata da un piccolo ruscello.
È cosi’ chiamata, perchè in quei pressi abitava un contadino di alta
statura, che era sopranominato “Giallongu”. Tale nomignolo è tuttora
usato nel gergo locale per indicare un individuo di alta statura, ma
di scarsa intelligenza (è un giallongu).
Gorna o Orna. –
Posta all’estremo limite del territorio, confina con il comune
di Castell’Umberto, nella cui g
giurisdizione si continua. Il nome proviene da una certa quantità di
acqua stagnante (gorna o ’orna), ivi esistente, ch efu
poi prosciugata dalla tenace operosità dei contadini del luogo.
Altri invece – come il Piccolo - sostengono che
per l’abbondanza delle acque sorgive la località era tutta una
“gorna o ’orna”.
I Ingrilliri. –
(pure chiamata S. Giuliano. È in vicinanza del paese, del
quale dista circa un chilometro ed è ricca d
d’acqua. Fino al 1950 provvedeva all’approvvigionamento idrico del
paese. Il nome deriva dalla famiglia Ingrilli, ch
che posssedeva il fondo. Tale famiglia esiste ancora in Naso con il
cognome apocopato in Ingrilli.
Jusu Parti. –
(oggi chiamata Tirranu). Jusu parti, cioè la parte di sotto,
così detta, perché si estende nella parte bassadel paese, sotto la
Chiesa di S.Cono. Appartenente in proprietà al Vescovo di Patti,
dopo la transazione col Ba Barone di Naso.
Laccu.
-
Fresca
contrada, ricca di pregiati noccioleti è posta sotto Bazìa. Da qui
parte il movimento franoso, che si estende fino al centro abitato.
Deve la denominazione, perché in quei paraggi sorgeva la imponente
Abbazia di S .Maria de Lacu, di rito greco, “exstructa pietate ac
largitate Comitis Rogerii” (PIRRI).
Livari. –
(liveri-litu).
In antico, come al presente è
una suggestiva località, ricca di
secolari e redditizi alberi di ulivi. Da ciò prende il nome.
Maina.
- (anticamente detta Chacì)
È una corruzione della parola macchina (maina), perché in questa
località, secondo la tradizione, fu impiantata la prima, rudimentale
noria, per cui si disse la contrada “da machina”, trasformata poi in
Maina.
Malò. -
Più che una
contrada, è una frazione del Comune di Naso. L’origine è
antichissima ed esisteva già fin dai tempi, nei quali Naxida era
fiorente e rigogliosa, ed era anzi uno dei villaggi ad essa
soggetti. Seguì le sorti di Naxida ed insieme fu distrutta dalle
orde barbariche. Non fu più riedificata, e fino al XVI secolo era
una delle contrade solitarie di Naso. Da quest’epoca a poco a poco
si cominciarono ad erigere e ad aggrupparsi diverse casette, si
diede inizio alla ricomposizione del villaggio, che è ormai la
frazione più importante del Comune, contando 1050 abitanti. Nulla
sappiamo di preciso sull’origine del nome. E leggenda comune che tal
nome deriva dal fatto che in questo sito vi era un bue selvaggio e
feroce, che seminava il terrore e pertanto veniva chiamata la terra
del “Malu vò”, cattivo bue, contratto poi in Malò. Altri sostengono
che il nome provenga dal greco
omaloV
(piano).
Mancogna. -
Il nome deriva da manca, terra di
manca, (nord) dove il sole si vede poco.
Miceli. -
Nome corrotto, derivato da Michele (Micheli, Miceli). A S. Michele
era infatti qui dedicata una chiesa, esistente fino al 1590.
Misiricordia. -
Viene subito dopo Dulisa, andando verso est vi e sopra un poggio
un piccolo agglomerato di casa. Il nome venne dato da una chiesa,
dedicata alla Madonna della Misericordia, che esistette fino al
1870. Rimase famosa perchè in essa lavorò clandestinamente lo
scultore nasense Saverio Biscotto per eseguire la statura di
Ferdinando IV, a ricordo dell’abbattimento del dominio Feudale.
Munastrè. -
Contrada franosa e brulla; fu proprietà del mondo Monastero delle
Moniali Benedettine, onde il nome.
Munidiri. -
Anche
qui esistette uno dei tanti villaggi di Naxida, del quale non si
conosce il nome esatto, e sino al XVI secolo si vedevano ruderi di
antiche case e spesso furono trovate antiche sepulture e qualche
moneta d’oro. Il nome è relativamente recente. (Munus dare: dare in
dono). Esso vuole ricordare che le terre erano proprietà personale
del principe che nel 1500 le donò all’Arcipretura. Il principe era
il Conte Gian Francesco Starabba e l’Arciprete Geronimo Pietrasanta,
come si rileva da una vecchia giuliana, esistente nella chiesa Madre
di Naso.
Muntata-Menza
Muntata-Riposu. - Contrade poste in ripidissimo pendio, quasi al
di sotto della chiesa di S. Cono verso il fiume di Naso, da cui si
accede e sono coltivate intensamente ad ulivi. Dopo una prima parte
di faticosissima salita (muntata), si ha addolcimento (menza muntata)
e finalmente si giunge ad un ripiano, dove bisogna riposare, perchè
stanchi e affaticati (riposu). Ecco la genesi dei nomi.
Piano di S.Cono.
- La contrada si estende su di un magnifico e fertile altopiano,
dominante il mare tra S.Gregorio e Scafa. Fu così detta, perché una
volta appartenne alla Chiesa di S. Cono.
Porcheria. -
Qui il Conte riuniva i maiali di sua proprietà per macellarli e poi
imporne l’acquisto ai
vari
cittadini, come per diritto feudale. Ecco il nome
Rocca D’Armu. – Rocca d’almo, rocca
dell’ispirazione. Qui infatti tra balzi e rubi inaccessibili era la
grotta, ormai franata, dove Canone Navacita ebbe i solitari, mistici
colloqui con Dio, facendo una vita di privazione e di penitenza.
Sul ripiano della Rocca, che cade a picco da una Altezza
vertiginosa, vi è un discreto numero di case e nel centro per
iniziativa dell’ Arciprete Monsignor Portale e con la cooperazione
effettiva dei naturali del luogo è sorta una chiesetta dedicata al
Santo Concittadino. Il posto è veramente delizioso e incantevole,
pieno di meraviglia e di bellezza.
Rocca d’almo, Rocca della ispirazione, qui, pregando l’anima si
estasia nella grandezza di Dio.
Ecco dunque l’origine del nome.
Rummiali. - Fertile contrada, ricca
d’acqua e di folta vegetazione, sita in vicinanza di Malò, alla
quale provvede per l’approviggionamento idrico. Il Piccolo nel suo
più volte citato manoscritto afferma che il nome proviene dal latino
“ruminalis ficus” (fico). In questa località infatti vi sono ancora
un discreto numero di alberi di fico.
Rupila. – Il nome della contrada viene
fatto derivare dal Lanza nel suo manoscritto dal greco
ropeia cespuglio. Ciò
sembra a me esatto perchè prima di essere questa contrada coltivata
intensamente, erano moltissimi cespugli di “ddisa” (ampelodesmo),
che ancora si vedono sparsi qua e là.
S.Anna. – Contrada molto fertile, il
cui nome è dovuto alla Chiesa del Monastero dell’ordine Cistercense,
dedicata alla detta Santa.
S. Antonio. – Campi ameni, verdi
noccioleti, vigne opime sono nell’ubertosa contrada, che nel 1943 fu
dagli Americani, specie il 9 agosto, martellata, martoriata,
sconvolta. Prende il nome da una Chiesa dedicata al Santo che venne
ristorata nel 1630 dal Sac. Pacifico Merendino e nel 1900
completamente riedificata e trasformato dal Sac. Ignazio Germanà con
il concorso degli abitanti della contrada.
S. Carrà. – Santa Carla, corrotto poi
dal siciliano Carra in Carrà per una Chiesa a detta Santa qui
dedicata , che durò fino al 1650.
S. Liu. - Prese il nome da una
chiesa dedicata a San Leone Papa che esiste tuttora e fu restaurata
nel 1880 dalla famiglia Crimi, proprietaria del fondo.
Serrauzzu. – Contrada arida e brulla,
posto sotto Rummiali. Il suo nome proviene da serru-auzzu
(serro-aguzzo). Infatti essa si svolge su di un ripido schienale di
collina, che va a finire ad angolo acuto.
Spiritu Santu. – E’ un piccolo quartiere al di sotto di Bazia ed
il suo nome ricorda la chiesa dello Spirito Santo, che qui sorgeva e
che rovinò nel XVII secolo.
Tammureddu. – Contrada in vicinanza di
Rupila, ricca d’ acqua e di vegetazione; deve la sua denominazione,
perché ivi abitava un famoso suonatore di tamburello, che allietava
le feste da ballo con fantasiose battute sullo
strumento.
Umbria. – Solitaria e suggestiva contrada in vicinanza del
Feudo, una volta quasi tutta coperta da fitti alberi boschivi, che
davano profonda ombra, donde il nome Umbrìa (ombreggia dà ombra).
Testa di Pali-Vaddi. - E’ la vallata
ubertosa, che si estende dietro la Chiesa di Bazia. Il nome di Testa
dei Palii venne attribuito, perché da qui si partivano le corse dei
cavalli, che andavano a termine al TOCCO, in Piazza
del Duomo, ove i concorrenti Toccavano il traguardo.
Valentino. –
Qui sono
ancora, come al colle di S. Giacomo, altre grotte dei Saraceni,
conservate in ottimo
stato. Il nome del luogo, venne dato da una chiesa dedicata a S.
Valentino Papa non più esistente e della quale si vedevano
i ruderi sino al
1600.
Vuricazzu. – Il nome è
un dispregiativo di vuricu, ampia raccolta di acqua in una
grande fossa, che serva a
lavare e ad irrigare. Il nome è derivato dalla esistenza in quel
luogo fino ai tempi di Carlo
Incudine di tale rudimentale vasca.
A P P E N D I C E
Acqua d’u Criaturi. –
È in prossimità della contrada S.
Basilio e ricorda uno dei tanti miracoli del Navacita, quando era
Abate di quel Monastero, col far sgorgare con un colpo di verga una
fresca polla d’acqua.
Figurella o Fiuredda. – È
in cima alla collina del Feudo, verso oriente; dà il nome alla
contrada una Antica, piccola Cappellina, dedicata alla Madonna Del
Carmine, un giorno qui veneratissima dai viandanti. Tale Cappella
esiste tuttora.
Marestile. – È il vallone posto sotto il Camposanto di
Naso, che poi, allargandosi e scendendo fra balze pietrose, forma il
torrente di S. Carrà. Il nome è dovuto – come dice il Piccolo – ad
una Cappella, non più esistente, e dedicata alla Madonna sotto il
titolo di Maris Stella, che venne corrotto in Marestile.
Pozzo di Faia. – Contrada sopra Bazia ben coltivata. Il nome
proviene da un pozzo ivi sorgente che non esiste più, appartenente
alla famiglia Faia.
S. Sergio. – Ubicata in vicinanza di
Cagnanò e più in alto. Prende il nome da una Chiesa al Santo
dedicata, di proprietà dell’Arcipretura.
Valanca. – Contrada franosa, arida,
scoscesa, senza alcuna vegetazione, risultato di un imponente
scoscendimento, che giunge in contrada Tratta, per cui si dovette
abbandonare un bel pezzo dello stradale nazionale, costruendo una
variante.
Zicchiri. – (Rocca di Zicchiri). È
posta tra Rocca d’Armu e S. Basilio ed un nome corotto di Zingari.
Un tal Pietro Zingari, infatti, era il proprietario del fondo
circostante. Ciò asserisce il Lanza nel suo manoscritto.
Cordazzo. –
Ridente contrada, posta al di sotto del Convento degli Osservatori,
con suggestivo panorama, circondata da secolari alberi di castagni.
Il nome proviene da un uomo molto coraggioso, qui abitante e che
veniva detto “cori d’azzaru” cuore d’acciaio, poi tagliato e
corrotto in ”cor d’azzu”. Così il Piccolo nel suo manoscritto.
Le speciali denominazioni delle contrade, che
hanno origine in tempi remoti, portano l’impronta dei vari abitatori
del paese: dai Latini ai Greci, dagli Ebrei ai Saraceni, dai
Normanni agli Spagnoli ecc.
Ormai l’ala del tempo è passata sugli
originali nomi, che restano solo nel ricordo dei vecchi scritti e
nella tradizione e nel linguaggio di uomini attaccati ad una epoca,
che già fu. Oggi tutto è trasformato: un giovane non si adatta più
a chiamare la sua contrada Porcheria, ma la inquadrerà nel nome
della vicina contrada di Risari o Caria, altri non diranno più
Francì, nome per loro vuoto, ma l’appelleranno Madonnuzza, altri
ancora chiameranno Varicazzu con la denominazione generica di
Crista.
Tutto passa, si evolve, scompare, tutto si indirizza a
nuove concezioni e a nuove necessità. Anche i nomi si contraggono,
cambiano, si alterano ed io modestamente nella solitudine
dell’anima mia, che invecchia, nel tramonto della vita, ho voluto
fermare nel ricordo i vecchi nomi, le loro origini, che forse domani
saranno dimenticati e scompariranno, travolti dal tempo e da nuove
esigenze.
Ho fatto ciò con senso di discernimento, di paziente
ricerca, di mediata indagine, mentre ho tralasciato di enumerare e
di parlare di quelle contrade, del cui mone non si conosceva
l’origine precisa e non si aveva alcun fondamento storico o
etimologico, come:
Risari, Baldassare, Purteddu, Francì, Catutè,
Manafò, ecc. lascio ai Miei
concittadini e agli studiosi questo lavoro, forse incompleto perché
lo approfondiscono, restando sempre più attaccati alla gloriosa
storia e alle nobili tradizioni di questo millenario paese.
E mentre nei tramonti incantati e luminosi
l’anima segna di passate bellezze e di sublimi soavità da lontano
giunge il suono melanconico d’una squilla, che saluta la, Vergine.
Mi sembra allora come nei tempi lontani udire atri cento suoni, che
rispondono in mille diversi toni e si dileguano e scompaiono
nell’aria profumata di fiori. Mi pare di risentire allora il fascino
d’un tempo che ha lasciato nel cuore tanta nostalgica poesia di
affetti e di ricordi.
Sospiri e dolcezze
in mistica armonia s’incontrano e s’intrecciano nella tenuità della
luce che muore sulla cime dei monti consacrati nel mio cuore di
cittadino nasense.
L’ultimo tributo di fede, di riconoscenza, di amore, che
ho scritto per far conoscere il mio paese, sia sprone ai giovani,
perché non dimentichino mai il mio paese natìo, ricco di tante
luminose pagine di storia.
Naso (S. Giuliano)15 maggio 1963
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