Senatore Onorevole
Giovanni Raffaele
Naso (Me) 24/06/1804-Palermo
04/10/1882
Nota bio-bibliografica
A
cura di Massimo Cono Pietropaolo
Il Dottor Giovanni Raffaele,
nato a Naso(ME) da Gaetano e Rosaria Ioppolo, laureato in medicina
all’Università di Palermo, specializzatosi a Salerno in ostetricia
su cui scrive un trattato in 2 volumi pubblicato nel 1841, stampa a
Napoli nel 1837 uno studio sul cholera asiatico.
Patriota del risorgimento, medico ostetrico, consigliere provinciale
di Palermo, rappresentante dei Siciliani del Comitato liberale
siculo-napoletano insieme a Carlo Poerio e Mariano d’Ayala,
deputato al parlamento Siciliano nel 1848-49, segretario di Stato
(Ministro) dei lavori pubblici nel Governo dittatoriale di Garibaldi
in Sicilia (14 Maggio 1860- 1° Giugno 1861), Sindaco di Palermo
(1848-49; 3 Novembre 1878, 26 Settembre 1880), membro della Società
Siciliana per la storia Patria, eletto onorevole nell’VIII
Legislatura, la prima del Regno d’Italia, il 17 Aprile 1864 al
ballottaggio con Salesio Balsano, ricopre la carica fino al 7
Settembre 1865; é nominato Senatore del Regno D’Italia, il 16
Novembre 1876, per la 5° Categoria, proposto dal relatore Luigi
Agostino Casati; egli si specializza in ostetricia a Salerno ed
esercita la professione a Napoli, da cui è costretto a fuggire a
Milano perché caduto in sospetto della polizia borbonica di cui
denuncia i metodi sulla stampa straniera inglese, pubblicando sul
Morning Post le “Lettere Siciliane” sulla fucilazione del corleonese
Francesco Bentivegna, a Mezzojuso, il 20 Dicembre 1856, dopo un
processo-farsa, sulla “Cuffia del Silenzio” di cui verrà a
conoscenza il futuro Premier Inglese William Gladstone.(
1809-1898). Nel 1842 Michele Amari pubblica” Un periodo delle storie
siciliane del XIII secolo” sul Vespro antiangioino e poco dopo,
Francesco Ferrara diffonde
la ”Lettera di Malta”; all’interno de “La protesta del popolo delle
Due Sicilie”, Napoli,1847, di Luigi Settembrini, Giovanni Raffaele
scrive, a detta dello stesso autore della Protesta, il capitolo La
Città di Napoli e una nota. Queste pubblicazioni contribuiranno a
creare il clima favorevole allo scoppio del moto insurrezionale del
12 Gennaio 1848, a piazza Fieravecchia, a Palermo, capitanato da
Giuseppe La Masa che nel Maggio 1860, insieme a Rosolino Pilo,
Francesco Crispi e Giacinto Carini, favorirà lo sbarco di Garbaldi
in Sicilia e la conquista di Palermo da parte delle Camicie rosse
peninsulari cui si uniscono, “i picciotti” isolani, da Marsala, a
Salemi, a Calatafimi, da Palermo a Milazzo e Messina.In occasione
della visita a Palermo di Ferdinando II di Borbone, nei primi di
Luglio 1847, per la festa di Santa Rosalia, diffonde copie della
Protesta di Settembrini e per questo il 31 luglio 1847, aiutato dal
Principe di Scordia è costretto ad esiliare a Tunisi e a Marsiglia
dove rimane fino al Febbraio 1848 quando rientra a Napoli da dove
il 18 febbraio 1848 il Borbone Francesco II è costretto a concedere
lo Statuto siciliano, viatico per lo statuto albertino del 4 marzo
1848.
Il 12 Aprile 1848 si reca a Palermo dove partecipa all’adunanza in
casa dell’Ammiraglio Ruggero Settimo per decretare la decadenza
della dinastia dei Borbone dal trono di Sicilia.
In un primo momento Giovanni Raffaele, essendo presidente
costituzionale del Consiglio dei Ministri Carlo Troja, (11 febbraio
1848-15 maggio 1848) e Ministri Scialoia, Dragonetti e Ferretti,
incaricato dal comitato siculo napoletano tenta una mediazione per
non far secedere la Sicilia dal trono di Napoli ma non riesce
nell’impresa. Infatti l’11 Luglio 1848 il Parlamento siciliano
elegge Ferdinando di Savoia, Duca di Genova, Secondogenito di Carlo
Alberto, Re di Sicilia col nome di Alberto Amedeo I; il designato Re
di Sicilia, dopo la sconfitta di Novara 23 Marzo 1849, nonostante i
buoni auspici del presidente del Consiglio del Regno Sabaudo,
Vincenzo Gioberti (cui il governo siciliano invia a Genova una
delegazione formata da Amari, Pisani e La Farina), favorevole ad una
confederazione di Stati italiani, non accetta la corona Siciliana.
Dopo i moti antiborbonici del 1848 e la breve esperienza del
parlamento siculo-napoletano del 1848-1849, in casa di Raffaele
continua a riunirsi il comitato insurrezionale protagonista il 27
maggio 1860 della rivolta di Palermo all’arrivo dei Mille di
Garibaldi di cui il comitato prepara l’entrata nel capoluogo
Siciliano.L’on. Giovanni Raffaele è amico personale dell’avvocato
onorevole Francesco Crispi, garibaldino, Presidente della Camera dei
Deputati e futuro Presidente del consiglio dei ministri. Il 30
Aprile del 1877 a Palermo, a Palazzo della “Catena”, sede della
sopraintendenza agli Archivi Siciliani, Il senatore Giovanni
Raffaele “ Speciale incaricato dell’avvocato Francesco Crispi,
deputato al Parlamento e Presidente della Camera dei Deputati”
deposita nelle mani dello storico Isidoro La Lumia, sovrintendente
degli archivi e del Cav. Giuseppe Silvestri, archivista, due volumi
di carte originali, manoscritte e a stampa relative ai fatti della
rivoluzione Siciliana del 1848 appartenute a Crispi (e di cui
l’esponente della sinistra storica ebbe copia) che si aggiunsero ai
documenti già versati nell’archivio di Palermo dal Marchese di Torre
Arsa e da Vincenzo Errante, protagonisti dei fatti siciliani del
1848-49.I documenti crispini sono i due volumi di 173 fogli il primo
e 170 il secondo.Per contestare le accuse del letterato Carlo
Gemelli e di Giuseppe La Farina, collaboratore di Camillo Benso
Conte di Cavour, e presidente della Società nazionale, il senatore
Giovanni Raffaele scrive le “Rivelazioni Storiche”.A conferma delle
sue scelte ideali e politiche, nella tornata del 16 Novembre 1864
alla camera dei Deputati, rispondendo alle osservazioni degli
onorevoli Tecchio, Petruccelli della Gattina, (Autore de I moribondi
di Palazzo Carignano, Torino,1862),che sostiene “la politica
sanguigna” contro L’imperatore Napoleone III di Francia anziché “la
politica linfatica”, di Mordini, di La Porta, di Berti, l’onorevole
Raffaele rivendica le rivoluzioni Siciliane del 1812, 1820, 1848,
1860 dicendo che “Il popolo di Sicilia si distingue forse più degli
altri popoli d’Italia per la intolleranza del despotismo per l’amore
alla libertà… in meno di mezzo secolo quattro grandi rivoluzioni per
amore della libertà, per aborrimento del despotismo” dopo essere
stato Sindaco di Palermo dal 1878 al 1880, il senatore onorevole
Giovanni Raffaele muore nella “ capitale”siciliana il 4 Ottobre
1882.
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www.Sicilia150.it link del sito della Regione Sicilia sui 150
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