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7 agosto 2012 - ore 21,30 -
  Piazza Francesco Lo Sardo

FAHRENEIT IL LIBRO DEL GIORNO del 30/07/2012 MICHELE AINIS

                                                                                     

                                                                                                                                  

 

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COMUNICATO  STAMPA 

 

 

IL PROFESSORE MICHELE AINIS, COSTITUZIONALISTA INSIGNE, FIRMA AUTOREVOLE DEL CORRIERE DELLA SERA E DELL’ESPRESSO, NEL RUOLO INEDITO DI NARRATORE, PRESENTERA’ IL SUO ROMANZO D’ESORDIO  “DOPPIO RIFLESSO”, EDITO DALLA BUR 2012, NELLA SUGGESTIVA CORNICE DELLA  PIAZZA FRANCESCO LO SARDO, SITUATA NEL CUORE DEL CENTRO STORICO DI NASO.

L’EVENTO, AVRA’ INIZIO ALLE ORE 21:30 DEL GIORNO 07 AGOSTO 2012, CON LA LETTURA ANTOLOGICA E DRAMMATIZZAZIONE DEL TESTO, PROSEGUIRA’ CON L’INTRODUZIONE DEL GIORNALISTA MARCO OLIVIERI DEL QUOTIDIANO LA REPUBBLICA E SI CONCLUDERA’ CON L’INTERVENTO DEL PROFESSORE AINIS, CHE DIALOGHERA’ CON IL PUBBLICO.
L’AMMINISTRAZIONE  COMUNALE


               

                                                                                
 

DESCRIZIONE www.ibs.it

Il mondo è un intrico di segni indecifrabili per il protagonista di questo romanzo, perseguitato da un'amnesia che ne divora il passato. Sicché comincia a scrivere un diario per cercarne l'eco, per imprimere un ordine agli eventi. Ma il diario in qualche modo inverte il rapporto fra la pagina e la vita: ciò che lui scrive, accade. E intanto si ripetono incontri prodigiosi, che gli offrono sempre nuove tessere di un puzzle impossibile da ricomporre. Chi è l'inquietante Arturo che tutti scambiano per lui? Perché s'esercita a mettere scompiglio nelle sue relazioni? E Gea, la giovane bibliotecaria conosciuta per caso, che segreto nasconde? Ma, soprattutto, quali poteri racchiude il Necronomicon, l'inafferrabile libro che tutti smaniano di possedere? Un giallo esistenziale. Una storia che si rifrange come in uno specchio nel rovescio di ciò che appare a prima vista. E infine una vertigine, una discesa inesorabile verso le questioni più profonde del vivere.

 

 

 

 

ARTICOLO

LA BUFALA DELLE PROVINCE

di Michele Ainis - 15 Settembre 2011

Enti aboliti dalla manovra del Governo, ma in realtà eliminarle non sarà così semplice. Occorre una modifica costituzionale, e tutto sembra un percorso a ostacoli. In realtà si vuole solo delegittimare la Costituzione diffondendo l'idea che si tratti di un ferro vecchio

Sul capitolo riguardante l'abolizione delle province ci sono stati vari giri di valzer. All'inizio c'era l'intenzione di abolire le province al di sotto di una certa soglia di popolazione e anche di territorio, quindi ne sarebbero state depennate 32 che poi diventarono 29. Alla fine tutto è stato rinviato a un Disegno di Legge costituzionale che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, che ora invece le abolisce tutte. Certo, ma chissà quando...

Le province hanno una copertura costituzionale perché la Costituzione le cita. C'è addirittura un
titolo nella Costituzione in cui si parla delle province, e poi diversi articoli della Carta Costituzionale. Questo significa che con legge ordinaria si può lavorare sul numero delle province, ma non le si può eliminare del tutto. Si tratta di un livello di governo che ha una copertura costituzionale e per eliminarlo occorre modificare la Costituzione. Per modificare la Costituzione, occorre però (come più o meno gli italiani sanno), una doppia lettura di Camera e Senato a intervallo di 6 mesi tra la prima e la seconda approvazione, e se non si raggiunge una maggioranza molto alta che è quella dei 2/3, serve comunque la maggioranza assoluta (la metà più uno dei componenti delle Camere durante la seconda votazione). La maggioranza assoluta, tuttavia, espone il risultato normativo a un referendum. Insomma, mi sembra un po' una corsa a ostacoli con tempi certamente non brevi.

Qualcuno potrebbe chiedere un referendum. Possono farlo 5 consigli regionali, possono farlo le minoranze parlamentari, possono farlo 500 mila elettori: questo dice la nostra Costituzione, poi, nel caso di specie, siccome le province sono diventate molto impopolari, può anche darsi che non lo chieda nessuno questo referendum e che quindi la riforma costituzionale vada in porto con la semplice maggioranza assoluta, ma l'eventualità del referendum esiste.

Personalmente ho l'impressione che le varie riforme, non solo questa (ho contato 27 articoli della Costituzione che verrebbero modificati o inseriti nuovi di sana pianta dalle 4 riforme costituzionali che da marzo in poi il governo ha promosso) siano un po' di un diversivo. Si mostra di fare senza fare, perché per esempio per quanto riguarda il nuovo
Art. 41, quello che è sulle libertà economiche, se ne sente parlare da un anno e mezzo, però poi è stata formalizzata questa iniziativa solo a maggio.
Bisogna essere sempre molto cauti quando si modificano le norme contenute nella nostra legge fondamentale, questo non significa che non ci siano dei punti, (probabilmente quello delle province può essere uno di questi punti) in cui un aggiornamento possa essere salutare. Ma se invece si sparano "raffiche di proiettili" costituzionali, il risultato è quello di non arrivare a nessuna riforma approvata e varata, ma di delegittimare la Costituzione, diffondendo l'idea che si tratti di un ferro vecchio.
Per quanto riguarda le province anche in assemblea costituente si era pensato di toglierle, perché c'erano già nel momento in cui si andavano a costituire le Regioni, che sono diventate un ulteriore livello di governo. A mio avviso ne abbiamo tanti di questi livelli di governo: dalle circoscrizioni ai comuni, alle province, alle città metropolitane, alle regioni, allo Stato e poi c'è l'Unione Europea. E troppi livelli di governo, anziché avvicinare, allontanano i cittadini dalle istituzioni.

 

Qualche libro di Michele Ainis                                                                                                    Descrizione
L'assedio. La Costituzione e i suoi nemici.  2011


"L'assedio" è un pamphlet in difesa della Costituzione italiana, che in questa stagione politica occupa - per l'appunto - una trincea, circondata da truppe numerose. Colpa del sistema politico, che scarica sulla Carta costituzionale tutta la sua impotenza a inaugurare una stagione di riforme. Ma colpa altresì degli italiani, o almeno di quanti hanno via via smarrito il sentimento dei diritti e dei doveri che ci aveva lasciato in dote la generazione degli anni Quaranta, quella dei nostri padri fondatori. Ecco perché l'Italia è un paese senza legge: non c'è spazio per la legalità se la legge più alta viene ignorata o vilipesa. Questa malattia ha però origini lontane: nei ritardi con cui la nostra Carta è stata attuata; nelle prassi incostituzionali (almeno 15); nelle «controriforme» della Costituzione (per lo più fallite, anche se tre Bicamerali e innumerevoli altri tentativi hanno finito per delegittimare le istituzioni vigenti); nelle leggi che svuotano i valori costituzionali (il lodo Alfano non è che l'ultimo esempio). Ora è giunta la resa dei conti: dal Parlamento al Quirinale, dai giudici ordinari alla Consulta, tutti i contropoteri sono sotto schiaffo. "L'assedio" ci offre un contributo per resistere.

                                                                                                      


Piccolo codice costituzionale. Legislazione, giurisprudenza, prassi.
2011
 
La legge oscura. Come e perchè non funziona.  2010
La legge è malata, e in modo grave. Di più: questa malattia ha ormai messo in crisi il rapporto fra le istituzioni e i cittadini, alimentando un sentimento di diffidenza e di ripulsa verso tutto ciò che è pubblico, di tutti. Mentre la crisi della giustizia si acuisce, mentre entra in crisi lo stesso sentimento della legalità, Michele Ainis fa il punto sulla qualità e la quantità delle leggi italiane.
La Cura.   2009


Un pessimismo duro e compatto come una lastra di piombo. Ma la cura è possibile. Ecco un decalogo di proposte (dopo un'impietosa denuncia) per costruire una società basata sul merito, la legalità e l'uguaglianza. Un'uguaglianza dei diritti, dal basso. Troppi giovani bravi e onesti restano al palo. Troppe donne emarginate. Troppi singoli contro il concistoro delle lobby. Troppi spiriti liberi lasciati soli contro il conformismo dei partiti, dei sindacati, delle chiese. Serve una terapia d'urto. Cominciamo stabilendo una penalità per chi concorra a ottenere lo stesso lavoro dei propri genitori, il sorteggio al posto delle lottizzazioni, la rotazione delle cariche, l'ineleggibilità contro i conflitti d'interesse... E per promuovere realmente la democrazia inseriamo il referendum propositivo, la possibilità di revoca da parte degli elettori, la mozione di sfiducia verso rettori, dirigenti, presidenti... Per vincere la guerra c'è una camicia di gesso da mandare in pezzi.