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 Articolo pubblicato dalla "Gazzetta Del Sud" in data 10-12-2002

SE IL PAESE “TREMA” LA GENTE NON MOLLA.

 Naso, piccolo paese dell’entroterra nebroideo lotta per la sopravvivenza del suo centro storico.

 Non so se quello che, oggi, mi spinge a prendere in mano la penna e a scrivere è più rabbia, indignazione o orgoglio; l’orgoglio di una ragazza  profondamente legata alle sue origini, o l’orgoglio, magari, di una libera cittadina che assiste impotente a quella che sembra l’inesorabile fine di un ”paese” che pur vanta antiche ed illustri tradizioni.

Una piccola perla dell’entroterra nebroideo dall’immenso patrimonio storico-artistico, tutt’oggi poco sfruttato, un centro che ha dato i natali ed è stato per anni la culla di poeti e “eccellenti” personalità.

In seguito alla scossa sismica del 20 novembre scorso, dopo i controlli effettuati dalla protezione civile e dai responsabili del genio civile, le due scuole della ”cittadina” e, forse, anche gli uffici del comune, sembra siano stati dichiarati, almeno temporaneamente, inagibili. Preso atto di tale valutazione, il primo cittadino, ha ritenuto opportuno lo spostamento delle scuole, scuola elementare e “Istituto professionale per il commercio”, aldifuori della zona nevralgica del paese andando incontro ad una sicura “distruzione” del centro storico che vive proprio grazie a quei ragazzi che tutti i giorni animano la piazza, prima e dopo lo svolgimento delle lezioni scolastiche, regalandole quell’entusiasmo e quella vivacità che solo i giovani riescono a dare.

Il danno, evidentemente, sarebbe ancor prima che emotivo di grande rilevanza economica.

Mi sembra doveroso, quindi, sottolineare il mio disappunto e sollecitare l’impegno, principalmente, delle autorità competenti ma anche di tutta la cittadinanza affinché si possa trovare una soluzione che, magari temporaneamente e anche con qualche disagio, nell’attesa di un consolidamento che appare lungo e dispendioso delle strutture danneggiate, permetta alle scuole sopra citate di rimanere nel centro storico del paese.

Una volta effettuato lo spostamento di tali istituti, cosa che ormai appare certa, l’impegno principale sarà quello, perlomeno, di garantire entro breve tempo il ritorno, effettuati gli opportuni lavori, dei suddetti istituti nella loro sede originaria anche se il proposito non sembra di facile realizzazione.

Come si può, allora, mi chiedo, in poco più di dieci giorni, decidere senza troppe remore, senza aver tentato anche l’impossibile, di ”cancellare” secoli e secoli di storia e civiltà?

 Naso, 30 novembre 2002                                                       Samantha Catalioti